"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"
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Il playback nell’antica Roma

Il playback nell’antica Roma

DI KAROLA CANAVESIO (3BST)

Tutti conoscono il “playback” o “lip sync”, soprattutto ora che viene usato da molti per filmare i video sui social. Per chi non lo sapesse, è quella tecnica nella quale si muovono le labbra, fingendo di cantare o di parlare, e poi si sovrappongono la musica o le parole, così che sembri che sia una determinata persona, che in realtà è muta, ad emettere il suono, ma… se vi dicessi che questa tecnica fu usata per la prima volta nell’antica Roma? 

La comparsa ufficiale del playback

Immagino che mi direste che sono impazzita, perchè è risaputo che questo stratagemma iniziò ad essere usato agli inizi del ‘900 durante le riprese dei film, ma che fece la sua comparsa ufficiale nella musica solo nel 1964 con Bobby Solo: egli, infatti, il giorno della finale di Sanremo, fu colto da un fortissimo mal di gola che gli impediva di cantare, dunque, per far sì che riuscisse ad esibirsi comunque, il suo discografico, Vincenzo Micocci, fece riprodurre un disco già registrato, così che il cantante non dovesse usare la voce, ma potesse comunque apparire sul palco. L’incredibile storia che raccontiamo oggi è simile, ma i protagonisti sono diversi, infatti, come ci racconta Tito Livio nel suo “Ab Urbe condita libri”, il primo ad avvalersi della tecnica del playback fu Livio Andronico. 

Livio Andronico e il playback

– Livius post aliquot annis, qui ab saturis ausus est primus argumento fabulam serere, idem scilicet id quod omnes tum erant suorum carminum actor, dicitur, cum saepius reuocatus uocem obtudisset, uenia petita puerum ad canendum ante tibicinem cum statuisset, canticum egisse aliquanto magis vigente motu quia nihil vocis usus impediebat. Inde ad manum cantari histrionibus coeptum diuerbiaque tantum ipsorum uoci relicta.- Ab Urbe condita, VII, 2 – Tito Livio

In questo testo Tito Livio tramanda che l’autore della ”Odusia” , come era d’uso al tempo, recitava durante la messa in scena delle sue opere e, siccome pare avesse una voce meravigliosa e che cantasse molto bene, spesso veniva chiesto dal pubblico che egli ripetesse le sue performance canore. Dopo aver cantato più volte per i suoi “fan”, il poeta rimase senza voce e, quando gli spettatori gli chiesero nuovamente di cantare, egli dovette inventarsi qualcosa per non deluderli. Pare che Livio avesse dunque parlato con il suo flautista per trovare una soluzione e, dopo aver ottenuto il suo permesso, avesse deciso di far mettere uno schiavo con grandi doti canore vicino ai musicisti, stabilendo che sarebbe stato lui a cantare al suo posto. Ritornò quindi sul palco e mimò le parole con le labbra, muovendosi con grande gestualità, così che sembrasse che fosse realmente il poeta stesso a cantare. Dopo lo spettacolo di Livio, gli attori cominciarono ad imitarlo e ad accompagnare le parti cantate con dei gesti, proprio come aveva fatto lui per essere più espressivo.

Al tempo, ovviamente, non chiamarono questa tecnica playback, ma il principio e il meccanismo sono gli stessi, proprio per questo si può dire che Livio Andronico, oltre ad essere stato il padre della letteratura latina, è anche stato l’inventore di questa tecnica, che è ancora oggi usata moltissimo.

 Sitografia: 

www.teatronovanta.it

www.acrinews.it

www.progettovidio.it