"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"
"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"

IL MISTERO DEL “POSTO DEL CUORE” DI CATULLO

L’AMORE DI CATULLO PER SIRMIONE (di Silvia Cometto, 3BST a.s. 2022/23)

Voi non avete un luogo felice in cui andare? Una città o una casa dove, non appena arrivati, vi sentite sereni e liberi da tutte le preoccupazioni… potremmo definirlo quasi come un locus cordis. E se vi dicessi che anche Catullo aveva un “posto del cuore”?

Infatti lo stesso Catullo, nel carme 31 del Liber, ricorda la felicità di essere ritornato nella sua casa tanto desiderata, dopo aver viaggiato in lungo e in largo.

1.Paene insularum, Sirmio, insularumque

ocelle, quascumque in liquentibus stagnis

marique vasto fert uterque Neptunus,

quam te libenter quamque laetus inviso,

5.vix mi ipse credens Thuniam atque Bithunos

liquisse campos et videre te in tuto.

O quid solutis est beatius curis,

cum mens onus reponit, ac peregrino

labore fessi venimus larem ad nostrum,

10.desideratoque acquiescimus lecto?

Perla delle penisole e delle isole,

o Sirmione, di tutte quelle che Nettuno sostiene,

nel mezzo di laghi cristallini e mare aperto,

entrambi, con quale entusiasmo,

con quale impazienza e felicità ti incontro nuovamente!

Quasi non credevo a me stesso, spostandomi

dai campi della Tinia e della Bitinia,

e rivedendoti, infine, senza alcun timore.

Oh cosa rende più beati,

che trovarsi spogli dalle preoccupazioni, quando l’anima

mette da parte il peso stanco del viaggio,

e ritorna a casa propria, e riposa

nel letto, tanto desiderato?

Hoc est quod unum est pro laboribus tantis.

Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude

gaudente, vosque, o Lydiae lacus undae,

ridete quidquid est domi cachinnorum

È questa, dopo immense fatiche, l’unica nostra ricompensa.

Salve, Sirmione bel mondo, tu felice

per il tuo padrone, e voi pure,

onde del lago lidio; si rida in casa,

qualsiasi cosa ci sia per cui ridere

LE “GROTTE DI CATULLO”

Catullo nel testo nomina due volte il suo locus cordis, nel verso 1 e nel 12, e descrive “Sirmio” come “Paene insularum insularumque”, quindi come “perla delle penisole e delle isole”.

Ma quindi dove si trova questo luogo tanto glorificato da Catullo? Per rispondere a questa domanda, che probabilmente vi siete posti, possiamo dire che è stato identificato dagli storici in una villa, come già ci racconta lo stesso poeta, a Sirmione e che forse potete conoscere con il nome di “grotte di Catullo”. Questo sito archeologico è stato ricollegato a Catullo da Marino Sanuto il Giovane solo nel Quattrocento, quando è stato ritrovato il Liber Catulliano e, con questo, anche il carme 31.

La villa avrebbe dovuto occupare ben due ettari di terreno e oggi solo una parte è stata portata alla luce, mentre molti altri vani hanno l’aspetto di ruderi e sembrano delle vere e proprie grotte; da qui il nome dato al sito. Inoltre originariamente doveva essere composta da tre piani; quello superiore era dotato di un settore termale e lungo i lati della casa, che si affacciavano sul Lago di Garda, vi erano terrazze dotate di velarium, da cui era possibile ammirare la vista mozzafiato. I vani inferiori, invece, non si sa con esattezza se fossero destinati ai servitori come era solito all’epoca, mentre i piani alti erano riservati al dominus e ai suoi familiari. Al centro della villa, infine, vi era un grande giardino porticato, che possiamo immaginare fosse molto curato con vegetazione e fiori. Insomma, Catullo e la sua famiglia avevano una straordinaria abitazione in cui passare le vacanze godendosi la tranquillità del Lago di Garda, meta molto ambita per la villeggiatura delle famiglie altolocate.

LA SECONDA PROVA DEL RITRATTO

Oltre a questa prova per cui possiamo collegare le “grotte di Catullo” al poeta e che attesta la presenza della famiglia Valerii (quella a cui appartiene il poeta) a Sirmione, in una delle stanze della villa è stato ritrovato un affresco che sembra raffigurare Catullo in persona. Incredibile vero? La figura maschile tiene tra le mani un rotolo di carta, che lo fa sembrare un letterato. Questo collegamento è stato fatto in base ad una grande somiglianza con un altro ritratto, rinvenuto a Pompei, che è sicuramente da ricollegarsi all’immagine di Catullo.

IL MISTERO DI CATULLO A SIRMIONE

Dunque tutte le prove sembrano confermare l’ipotesi fatta da Marino Sanuto il Giovane. In realtà, però, dopo vari studi del sito è stato accertato che la villa, oggi visitabile, sia stata costruita solo dopo la morte del poeta, vissuto tra l’84 e il 54 a.C., e quindi databile al I secolo d.C. Però, al di sotto di questa costruzione, sono state ritrovate altre strutture risalenti al I secolo a.C. Forse sono queste le fondamenta della villa appartenuta alla famiglia di Catullo e che lui stesso ci dice di amare così tanto? Probabilmente non potremo mai saperlo, ma è bello pensare di poter entrare oggi in un luogo in cui il grande poeta latino ha vissuto al suo tempo.

SITOGRAFIA

  • “A Sirmione”, infonotizia.it
  • Grottedicatullo.beniculturali.it
  • Grotte di Catullo, romanoimpero.com
  • Grotte di Catullo, wikipedia