"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"
"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"

PLAUTO CI VEDE… DOPPIO!

Plauto e la nascita del “doppio” (di Denise Guerra, 3BST, a.s. 2022/23)

Il linguaggio è il mezzo fondamentale che permette la comunicazione a noi esseri umani ed è affascinante ,poiché grazie ad esso noi riusciamo a raccontare e descrivere la realtà circostante. Una volta che si acquisisce questa capacità non pensiamo neanche più a quanto questo sia interessante e utilizziamo vocaboli di cui la maggior parte delle volte non sappiamo da dove arrivino.

Una parola che certamente avrai utilizzato o avrai sentito più di una volta nella tua vita sarà stata “sosia”. Magari l’avrai utilizzata per riferirti a due individui perfettamente somiglianti . Ebbene sì, “sosia” vuol dire praticamente quello.

Il termine è di origine latina, come gran parte delle parole italiane d’altronde, ma in particolare è stata introdotta da uno dei massimi esponenti della letteratura latina: Tito Maccio Plauto. Basti pensare a come questa parola introdotta nel III  secolo a.C. ,sia utilizzata ancora oggi per spiegare quanto questo personaggio sia grandioso e quanto abbia influenzato artisti e letterati nei secoli.

GLI EQUIVOCI E LA NASCITA DEL TERMINE

Sosia nasce come  personaggio di una commedia plautina cosiddetta “degli equivoci,” poiché vi sono presenti una serie di malintesi dovuti soprattutto a scambi di persona. Questa commedia si intitola “Amphitruo” (« Anfitrione») e narra la storia di un comandante di un esercito di Tebe, Anfitrione, che deve partire in guerra per l’ Acarnania. Sua moglie Alcmena è una donna dotata di grande bellezza tanto da ammagliare Giove, che approfittando dell’assenza del marito, prende le sue sembianze mentre, a sua volta  Mercurio prende quelle del servo Sosia. Questi si introducono al cospetto della donna e Giove la seduce causando una gravidanza. Il marito ,al ritorno ,si accorge di ciò e urla al tradimento. La nascita di due gemelli, uno semidio e l’altro no, serviranno a confermare la fedeltà della donna. Ma quest’intreccio viene ripreso anche in un’altra celebre commedia plautina I “Manaechmi” ,dove anche qui vi è la presenza di due gemelli uguali nell’aspetto e dunque due veri e propri sosia che nel corso dell’opera vengono scambiati più volte creando così una serie di equivoci.

Ecco perché il termine sta ad indicare la stretta somiglianza fra due individui tanto da scambiarli. 

PLAUTO “FONTE ISPIRATRICE “ DI MOLTI AUTORI

A Roma tutto ciò ebbe grande successo tanto che il tema del sosia o dei doppi fu ripreso più volte successivamente. Ancora oggi numerose opere teatrali , film, spettacoli e tanto altro rappresentano questa comica realtà.

Uno dei più grandi autori ad aver ripreso questo modello plautino fu William Shakespeare. Un grande nome che ha segnato la letteratura inglese e che ha preso come modello per una sua opera proprio Plauto!

L’opera chiamata “La commedia degli errori” (1589-1594) presenta infatti l’intreccio plautino, solo che nella messa in scena vi si trovano due coppie, una di gemelli e una di servi. Questo fece sì che alla commedia fossero attribuiti connotati comici ma semplici, tanto da farne una lettura piacevole data anche dal lieto fine.

Un altro dei più grandi commediografi che prese spunto da Plauto fu per il tema del doppio Carlo Goldoni con “I gemelli veneziani”. Fin dalla sua prima rappresentazione questa ottenne tutto il successo sperato e vi prese parte uno degli attori teatrali più rilevanti del Settecento, ovvero Cesare D’Arbes, specializzato in particolare nel ruolo di Pantalone, una maschera veneziana e personaggio della Commedia dell’Arte.

Ma il successo di Plauto sembra non avere fine, infatti la figura del doppio appare anche nell’Ottocento con Robert Luis Stevenson in “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” (1886), che, attraverso la doppia natura del personaggio , riesce a dare quel senso di “sdoppiamento dell’uomo”tra bene e male. Venne girato anche un film tratto dal  romanzo diretto da Victor Fleming  nel 1942, anno in cui vinse l’Oscar per il successo riportato.

Sempre nel XIX secolo, un altro romanzo legato al doppio è “Il ritratto di Dorian Gray” (1890) di Oscar Wilde.  In questo contesto il doppio viene relazionato a livello artistico creando uno dei personaggi più affascinanti della letteratura. Dorian è un giovane dotato di una bellezza sovrumana che ,spinto dai piaceri della vita e dalla contemplazione di essa, decide di restare perennemente giovane e fuggire dalla vecchiaia tanto temuta. Per questo decide di stringere un “patto col diavolo” e far invecchiare il quadro che  ritraeva il suo ritratto al posto suo e restare nell’eterna giovinezza.Anche da quest’opera fu tratto un film, databile al 2009 e diretto da Oliver Parker, che riscosse grande successo.

Anche l’autore russo per eccellenza, il più grande scrittore russo del Novecento ,Fedor Michajlovic Dostoevsky ,utilizza il modello introdotto da Plauto ambientandola nel suo pensiero di studio dell’animo umano e del mondo interiore, nell’opera “Sosia” (1846). In questo caso si parla di dissociazione della personalità che porta il personaggio a cadere nella trappola della follia. Vi è una profonda scissione dell’io e l’autore con grande abilità tecnica è riuscito a rappresentare lo stato d’animo del protagonista percorso dalla pazzia e dall’ossessione.

Nel Novecento la presenza di questa dualità l’abbiamo anche in Italia  con Luigi Pirandello in “Il fu Mattia Pascal”(1904) e in “Uno, nessuno e centomila” (1926). Un altro autore che propose la sua versione del “doppio” fu Italo Calvino nell’illustre opera “Il visconte dimezzato” (1952).

Il  doppio venne ripreso anche a  livello psicoanalitico  da uno degli autori considerato come il “Re dell’horror” ovvero Stephen King, in particolare nel romanzo “La metà oscura” del 1989 ,che narra la storia di Thad Beaumont, uno scrittore, a ttorno al quale ruotano intorno vicende affascinanti.

 Questo dimostra quanto  le capacità di Plauto siano eccellenti e di come sia riuscito a ispirare autori di ogni secolo e genere.

Eppure per quanto sciocco possa essere, tutto ciò esiste grazie all’invenzione di una sola parola, “Sosia”. Ecco che le parole assumono un significato e un’interpretazione molto più ampia di quella che attribuiamo loro e forse chissà quante leggende e misteri ancora si nascondono dietro il loro significato.